Approccio corretto al cane

I CONSIGLI DEL VETERINARIO

L’APPROCCIO SOFT PER AVVICINARE PER LA PRIMA VOLTA UN CANE

L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE CORPOREA EVITARE MODALITÀ CONFLITTUALI E LASCIARSI ANNUSARE PER POTER ROMPERE IL GHIACCIO

Fabio Vergoni

Medico veterinario comportamentalista

Oggi parleremo dell’approccio, ossia dell’avvicinamento e dell’incontro con il cane, con l’obiettivo chiaro di stabilire un’interazione che varierà a seconda dell’attività da svolgere (visita, addestramento, osservazione, contatto, manipolazione). Ritengo questo momento estremamente importante, in quanto spesso gli eventi aggressivi, riportati sui giornali, sono legati a questo evento e quindi, sostanzialmente, a un difetto di comunicazione. Ciò significa che non ci siamo preventivamente assicurati della disponibilità del cane ad essere osservato, toccato eccetera, o forse non abbiamo cercato di ottenere questa disponibilità, evitando ogni tipo di conflitto (dalla paura all’aggressività) che potrebbe pregiudicare l’interazione.

Quando, ad esempio, ci avviciniamo a un cane sconosciuto, la prima cosa da considerare, il nostro punto di partenza, è: come possiamo sapere se anche lui desidera conoscerci, o ancora, cosa pensa degli uomini, dei bambini o degli anziani? Come capire se è un cane timido o spaventato? L’unico modo per rispondere a que-ste domande è chiederlo direttamente a lui, se non fosse che i cani non parlano. O meglio, i cani parlano, ma non utilizzano il nostro linguaggio verbale; possono, tuttavia, comprendere quello paraverbale, fatto di modulazioni dei suoni (dal timbro, dal volume...) e quello metaverbale, fatto di posture, movimenti, atteggiamenti e posizioni nello spazio che ci circonda. Ricordiamo che il linguaggio canino è metaverbale, olfattivo, fatto di vocalizzi e di tatto.

Possiamo avere due tipi di approccio: quello corretto e quello conflittuale (ricordiamo che parliamo sempre di cani sconosciuti). L’approccio è corretto quando l’avvicinamento e l’incontro sono tali da favorire la predisposizione del soggetto all’interazione che seguirà (dobbiamo comunicare le nostre intenzioni pacifiche). Per ottenere questa predisposizione, è necessario emettere segnali corporei che trasmettano rilassamento e attrazione, evitando l’emissione di segnali che possano generare agitazione e repulsione.

Purtroppo, l’approccio è spesso conflittuale e il cane, durante l’avvicinamento, manifesta sintomi di disagio (conflitto sociale) e tende ad evitare l’incontro. Ciò può accadere perché il cane non ha una buona consapevolezza del proprio corpo e, di conseguenza, non gradisce essere manipolato o accarezzato, oppure perché noi, involontariamente, emettiamo segnali che agitano il cane. Ecco alcuni esempi di approcci conflittuali che possono agitare il cane: Non si dovrebbe mai avvicinarsi a un cane senza lasciargli la possibilità di allontanarsi, quindi senza vie di fuga.

Gesti come piegarsi verso il cane, fissarlo negli occhi o dargli delle pacche sulla testa sono percepiti come segnali di minaccia e potrebbero scatenare aggressività in alcuni cani. Urli e gesti ampi possono spaventare il cane e renderlo aggressivo. Al contrario, parlare lentamente e con un tono basso, accucciarsi tenendo il viso lontano dal muso del cane, e accarezzare il cane sotto al collo o sul petto, sono segnali amichevoli che generalmente non vengono percepiti come una minaccia dal cane.

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Avvicinare per la prima volta un animale richiede premure per evitare di spaventarlo

ai bambini come approcciare un cane sconosciuto. Non bisogna spaventarli, ma è fondamentale che sappiano come comportarsi per evitare incidenti. Un bambino che vive con un cane potrebbe istintivamente pensare di poter correre ad abbracciare qualsiasi altro cane così come fa con il proprio, ma la gestualità e la rumorosità di un bambino possono facilmente infastidire un cane che non è abituato o che non è stato adeguatamente socializzato.

Detto ciò, non ci rimane che descrivere le fasi di un approccio corretto con un cane sconosciuto, accompagnato dal suo proprietario. La prima cosa da fare è chiedere al proprietario se possiamo avvicinarci per accarezzare il cane. Lui conosce sicuramente il carattere del suo cane e anche lo stato di salute; non dimentichiamo che alcuni cani possono soffrire di otiti, dermatiti o essere intolleranti al contatto. Se il proprietario ci dà il via libera, allora possiamo avvicinarci al cane mantenendo un’andatura tranquilla e seguendo una traiettoria semicircolare, evitando di andare direttamente verso il cane ma approcciandolo di fianco. Questo consente al cane di vederci semplicemente girando la testa, senza sentirsi costretto a indietreggiare o a sentirsi minacciato. A questo punto, dobbiamo dare al cane la possibilità di conoscerci, e per farlo dovremmo adottare il suo modo, ricordando che per il cane l’olfatto è l’organo principale di comunicazione. Dovremmo quindi permettergli di annusarci, mettendo il palmo della mano a sua disposizione (non è la mano che va verso il cane, ma il cane che si avvicina alla mano se interessato a conoscerci). Dopo di ciò, si può accarezzare il cane, ricordandoci che è un cane sconosciuto; quindi, è meglio evitare zone che potrebbero risultare sgradevoli, come la testa. Esistono nel cane zone che possiamo definire fredde, che non creano disagio se toccate, generalmente il tronco del corpo. Le zone calde, solitamente, includono gli arti, la testa e il posteriore. Partendo dalle zone non problematiche, possiamo utilizzare il dorso della mano, che è più delicato, sfiorando il cane nel senso del pelo fino a che non mostra segni di disagio. Fatto ciò, ricordiamoci di allontanarci sempre in maniera tranquilla e silenziosa.

Articolo inserite nell'allegato "Pets" del Corriere Romagna del 16/02/2024