Gentile Direttore,
Scrivo in riferimento alla lettera di Nicola Gogoli, "Gli animali non sono tutti uguali?", che ha sollevato il paradosso di un diverso trattamento tra le specie animali, nonostante il riconoscimento della loro senzienza. Credo che la chiave per capire questa disparità stia nella nostra storia e co-evoluzione con determinate specie.Il legame unico con il cane, per esempio, non è casuale. È frutto di un lungo processo di intesa e collaborazione nella sopravvivenza, dalla caccia al supporto emotivo, che ha portato al riconoscimento della loro tutela giuridica. Il cane è diventato parte della famiglia, in un'evoluzione naturale del nostro rapporto.La ragione per cui ciò non è avvenuto per maiali o galline è nella loro diversa interazione con noi. Queste specie non hanno sviluppato la stessa capacità di collaborazione. La loro utilità è stata quasi esclusivamente legata alla sussistenza alimentare. Siamo carnivori, e loro sono state una fonte primaria di cibo. Non si è instaurato un rapporto di mutua sopravvivenza in cui la loro compagnia fosse più vantaggiosa del loro utilizzo come alimento. È stato il cane, con le sue capacità sociali, a dare un vantaggio evolutivo all'Homo sapiens. Inoltre, non tutte le specie sono "addomesticabili" allo stesso modo; la chiave risiede nella loro socialità e capacità di comunicare in modo simile al nostro.Tuttavia, la domesticazione è un processo dinamico. Non è da escludere che in futuro anche specie come il maiale possano intraprendere un percorso di domesticazione più profondo, cambiando il loro ruolo nella società, mandando in “pensione” il cane. Ma ciò richiederebbe una radicale evoluzione culturale della nostra percezione di queste specie, ben oltre la mera legislazione.
In sintesi, il vero progresso avverrà quando smetteremo di considerare gli animali solo in base alla loro utilità per l'uomo e inizieremo a riconoscerli come abitanti senzienti del pianeta, con un valore intrinseco. Solo allora potremo parlare di una legislazione veramente equa e di una cultura che rispetti la vita in tutte le sue forme, superando il paradosso attuale.
Cordiali saluti,
Dott. Fabio Vergoni
Medico Veterinario Esperto in comportamento animale
Gli animali non sono tutti uguali?
Il Senato ha approvato il provvedimento che prevede l’inasprimento delle pene per i reati contro gli animali. Il disegno di legge, che ha come prima firmataria la parlamentare Michela Vittoria Brambilla, è diventato così definitivo visto che era già stato approvato alla Camera. Il testo punta di fatto a rafforzare le norme sui reati legati ai maltrattamenti e agli abusi sugli animali. Si specifica come l’obiettivo sia quello di “tutelare direttamente gli animali” e non più il “sentimento per gli animali” da parte degli esseri umani. Gli animali vengono riconosciuti come “essere senzienti”. E vengono inasprite le pene per chi commette crimini contro di loro.
Ma qualcosa mi sfugge. Ben vengano le nuove tutele a favore degli animali che chiamiamo “domestici”. Ma tutti gli altri? Sono forse meno senzienti solo perchè non ce li teniamo in casa?
Possiamo continuare a sfruttarli e ucciderli come vogliamo? Ad esempio, c’è la pena dai 2 ai 4 anni di reclusione per chi organizza combattimenti di animali. Dunque io non posso organizzare dei combattimenti tra galli, ma posso tranquillamente far vivere delle galline rinchiuse in una gabbia e sterminare i loro pulcini maschi appena nati. Non esistono i combattimenti tra le mucche, quindi in questo caso non rischio di commettere un reato punito con il carcere, perciò posso tranquillamente continuare ad ucciderle quando voglio e naturalmente sterminare i loro vitelli appena nati e ingravidarle di continuo per costringerle a produrre latte. Evidentemente questo non è maltrattamento. Come non è maltrattamento, secondo la legge, uccidere un maiale. Si salvano da questa sorte gli animali in via di estinzione. Anche prima di questa legge non si poteva sgozzare un panda: ma non preoccupatevi, potremo farlo non appena riusciremo a farne riprodurre abbastanza da non considerarli più in via di estinzione. Forse è proprio per questo che i panda si dimostrano abbastanza restii dal riprodursi... devono aver letto la sorte capitata ad esempio ai daini nelle pinete ravennati, da specie tutelata a preda di caccia, anche se definita più elegantemente “caccia selettiva” (così ci puliamo un po’ la coscienza quando li uccidiamo).
Non voglio fare della facile ironia da quattro soldi o banalizzare, ma davanti a questa legge viene da pensare, parafrasando Orwell, che “tutti gli animali sono senzienti, ma alcuni sono più senzienti degli altri”. Senza tanti giri di parole, il problema è uno solo: finchè non smettiamo di considerare gli animali solo in base a cosa ci servono (alimentazione, compagnia, lavoro...) e non iniziamo a pensare che sono anche “tutti” loro abitanti senzienti di questo pianeta proprio come noi, qualsiasi provvedimento legislativo sarà solo un palliativo. Il vero cambio deve essere culturale. Non ho nulla contro i barboncini, ma perchè devono avere più diritti dei maiali?
Nicola Gogoli
Rimini