Questo articolo invita a una riflessione profonda su come possiamo collaborare efficacemente con tutto il mondo animalista per garantire un futuro migliore ai nostri amici animali.
Il rapporto tra l'uomo e il cane è cambiato radicalmente negli ultimi quarant'anni; il nostro piccolo amico è passato dal cortile al divano, e spesso lo troviamo comodamente disteso sulla nostra poltrona preferita, un segnale inequivocabile di questa evoluzione. Eppure, non è sempre "oro che luccica", perché vivere in un ambiente "a dimensione umana" non è per nulla facile, anzi, è spesso una fonte di grande stress per il cane. Troppe regole, spesso incomprensibili per la sua natura: il non poter marcare con urine e feci i confini della "tana" o non poter ululare alle cinque del mattino, un atto del tutto naturale per lui, ma problematico per chi deve andare a lavorare. A complicare ulteriormente le cose c'è la nostra cronica incoerenza, come quando gli concediamo di dormire sul nostro letto e poi ci sorprendiamo, e lo sgridiamo, se ci ringhia perché non vuole che la nostra moglie si unisca a noi. Costruire un rapporto equilibrato non è affatto semplice né intuitivo. Infatti, pensare di rapportarsi al cane umanizzando la relazione, attribuendo ai suoi comportamenti significati e intenzioni umane (l'antropomorfizzazione), è un errore etologico che nel breve tempo minerà la fiducia, portando inevitabilmente a problematiche che possono sfociare in una rottura e una separazione dolorosa. Il cane si ritroverà in canile – nella migliore delle ipotesi – con patologie comportamentali che ne condizioneranno il futuro, generando criticità sanitarie, economiche ed emotive.
Quando parliamo di aggressività canina, dobbiamo subito sgombrare il campo da un equivoco: non dobbiamo mai associarla all’aggettivo "cattivo". Questo è un mero esercizio di umanizzazione, poiché il concetto di "cattivo" presuppone un'intenzionalità di malanimo che il cane semplicemente non possiede. E questo lo rende unico e così diverso da noi. I cani mordono, è una realtà che fa parte del loro etogramma, della loro natura. Possono farlo per svariate ragioni: per una predisposizione genetica, per fattori ambientali legati alle loro esperienze e socializzazione, o anche per problemi organici. L’aggressività è spesso un comportamento multifattoriale, a volte anche una reazione normale che si manifesta fuori contesto. Ciò che è certo è che non mordono mai per errore o a casaccio. Se un cane morde, una ragione c’è sempre, e la colpa è quasi sempre nostra. Anziché gridare all'allarme, sarebbe molto più utile chiederci perché il nostro cane, che vive in armonia con noi da migliaia di anni, senta il bisogno di ricorrere al morso per, per così dire, rimetterci in riga.
L'unica maniera per comprenderlo e contrastare l'aggressività rimane sempre la prevenzione, che parte dall'informazione e deve coinvolgere tutti, adulti e bambini. Un percorso di conoscenza che permetta di ridurre al minimo i rischi e di instaurare una relazione equilibrata con queste meravigliose creature. Avere un cane è oggigiorno un diritto (tutelato dalla Costituzione), a cui però sono associati doveri. Tra questi, quello di informarsi: sapere cos'è il cane, come ragiona e come vede il mondo, per poter instaurare una relazione che rispetti le sue caratteristiche e il suo essere un'alterità.
Quando sentiamo parlare di aggressività riferita al cane, il pensiero automatico è "quel cane è cattivo", ma la questione è molto più sfaccettata. Il cane può arrivare a mordere non per essere offensivo, ma difensivo, verso una situazione che reputa pericolosa per la sua incolumità. Abbiamo diversi tipi di morsi: il pizzico mirato a interrompere un'azione irritante, il morso trattenuto dato per paura, o il morso controllato, dato senza stringere, magari in un contesto ludico. Nello stesso tempo, però, il cane è dolce, affettuoso, è capace di aiutare l’uomo, come vediamo con i cani della protezione civile o nella pet therapy. Il presupposto da cui dobbiamo partire è che ogni cane può mordere, e il nostro dovere è acquisire le capacità per prevenirlo e, se necessario, trattarlo, cercando chiaramente di ridurne al minimo la frequenza e l'intensità. Purtroppo, negli ultimi anni sono emerse figure più o meno formate che si sono auto-proclamate esperte di aggressività canina dopo magari aver seguito un corso di poche ore. Il problema dell'aggressività, invece, deve essere affrontato da professionisti seri che sappiano gestire tutti gli aspetti, da quello fisiologico a quello patologico, che abbiano le conoscenze per attuare sia la terapia comportamentale che quella farmacologica, e che siano riconosciuti dallo Stato: in sintesi, il Medico Veterinario, e più precisamente il Medico Veterinario Comportamentalista.